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Storia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

inserita il: 22/11/2021 08:16

Storia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Una foto scattata negli anni '50 ed oggi tristemente famosa mostra le sorelle Mirabal belle e sorridenti. Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa erano nate nell’isola dove il 5 dicembre 1492 era sbarcato Cristoforo Colombo. Erano nate proprio nella parte dell’isola dove il navigatore e esploratore italiano aveva fondato, durante il suo secondo viaggio, quello che può essere considerato come il primo vero insediamento europeo nelle Americhe. Le tre sorelle erano dominicane; cittadine di una repubblica, quella appunto Dominicana, che aveva alle spalle una travagliata storia e che dal 1930 viveva sotto uno dei regimi più duri tra quelli che ha conosciuto l’America Latina: quello di di Rafel Leónidas Trujillo, generale insediato dagli Stati Uniti d’America al termine dell’occupazione militare dell’isola iniziata nel 1916. 

Tra le tre sorelle, María Argentina Minerva (o più semplicemente Minerva) è quella che si distingue fin da piccola per il carattere forte e indipendente, oltre che per una grande passione per lo studio, il suo paese e la libertà. È lei la prima delle sorelle ad impegnarsi politicamente, subito seguita dalla più piccola che la prende a modello. Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di coronare il suo grande sogno: quello di studiare Diritto all’Università. La madre, conoscendo le sue spiccate idee politiche e temendo per la sua incolumità, però si oppone: il padre, per consolarla, le dona allora un’automobile, simbolo di indipendenza che la ragazza guida, con grande audacia per i tempi, da sola.

Il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal organizzata da Trujillo per le famiglie benestanti delle città di Moca e Salcedo, Minerva sfida apertamente il dittatore, esprimendo pubblicamente le sue idee. E non solo. Minerva, secondo alcune fonti, rifiutò anche la avances del dittatore, che tra i suoi più miserevoli passatempi aveva quello di far rapire giovani donne per poi violentarle.

Da quel giorno la vita della famiglia Mirabal cambiò drasticamente. Il padre delle ragazze fu imprigionato e sottoposto a sevizie: morì poco dopo essere stato rilasciato. I suoi beni furono prima nazionalizzati e quindi incamerati direttamente da Trujillo nei suoi beni personali. Minerva venne tenuta prigioniera assieme alla madre in un albergo: sarebbero state rilasciate soltanto se la giovane avesse avuto un rapporto sessuale con il dittatore. Fortunatamente le due donne riuscirono a fuggire.

Minerva, che nel 1952 riuscì ad iscriversi finalmente all’Università, venne esclusa dalle lezioni fino a quando non fu obbligata a tenere un discorso di elogio pubblico nei confronti di Trujillo. Dopo la laurea, ottenuta con il massimo dei voti, il governo gli negò l’abilitazione per esercitare la professione.

Il 9 giugno 1960 a casa sua e del marito Manuel Aurelio Tavares Justo, sposato nel 1954, si tenne una riunione di cospiratori contro il regime che portò alla nascita del “Movimento 14 giugno”. Ben presto al si unirono alla causa anche Patria a Antonia María. La loro azione rivoluzionaria è tanto efficace che il dittatore, durante una visita a Salcedo, città natale delle sorelle, esclamò: “Ho soltanto due problemi, la chiesa cattolica e le sorelle Mirabal”.

In quel 1960 Minerva e María Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per aver attentato alla sicurezza nazionale. A causa delle vicende legate all’attentato contro il presidente venezuelano Rómulo Betencourt da lui ordinato e alle pressioni interne e internazionali conseguenti, Trujillo fu però costretto a rilasciare le sorelle per metterle agli arresti domiciliari. 

Anche i mariti delle tre sorelle furono imprigionati e torturati. Il 25 novembre 1960 le tre donne, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz, decisero di andare a trovare propri mariti. Il marito della più grande, Patria, è in un carcere diverso ma lei decide di accompagnare lo stesso Minerva e María Teresa.  La madre cerca di dissuaderle, teme un’imboscata da parte degli agenti del servizio segreto militare.

Una intuizione che si rivela esatta: le tre sorelle e l’autista vengono sequestrati dai militari e condotti in un luogo appartato, una piantagione di canne da zucchero. Le tre donne vengono violentate e torturate, poi uccise a bastonate. Anche Rufino viene ucciso a bastonate. I corpi vengono poi rimessi nel veicolo sul quale stavano viaggiando, che viene fatto precipitare in un dirupo. L’idea era quella di simulare un incidente per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali.

Ma la notizia dell’omicidio delle sorelle Mirabal sfugge alle maglie della censura e al tentativo di nasconderla sotto un’altra verità. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando la coscienza in letargo di un paese che aveva sopportato per trent’anni la dittatura sanguinaria di Trujillo. L’omicidio delle sorelle Mirabal risveglia l’indignazione popolare: il 30 maggio 1961 un colpo di fucile mise fine alla vita di Trujillo e aprì la via per le elezioni libere e democratiche del 1962. 

Come ha scritto Dedé Mirabal, una quarta sorella sopravvissuta perché non impegnata attivamente in politica: “Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro che l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è forma di dissidenza”. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria e prendendosi cura dei sei nipoti rimasti orfani.

In memoria delle sorelle Mirabal la Repubblica Domenicana proposte, in occasione del Primo Incontro Internazionale Femminista che si svolse in Colombia nel 1980, il 25 novembre come giorno di riflessione e di denuncia sul maltrattamento fisico e psicologico delle donne e delle bambine. L’internazionalizzazione di questa data fu approvata all’unanimità dall’assemblea delle Nazioni Unite nel 1998. L’anno seguente la stessa assemblea, con la risoluzione 54/134, scelse la data del 25 novembre per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Testo a cura di Alessio Pierotti

 

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